Italia-Scozia 2016 highlights

Scozia nettamente superiore, ha dimostrato di essere più forte nelle fasi statiche,  Italia volenterosa ma non equilibrata in tutti i reparti. Troppo confusionaria nei momenti decisivi.

Divertiamoci con gli highlights.

21 pensieri riguardo “Italia-Scozia 2016 highlights

  1. Ieri ho guardato per una quindicina di minuti Inghilterra – Eire, riuscendo a tenere un solo occhio aperto, come quando si vedono i film “de paura”, al pensiero dei pochi secondi che il sottoscritto riuscirebbe a resistere in campo prima di essere portato in terapia intensiva.
    Tuttavia, pur presupponendo che si debba anche conoscere un po’ di dinamica e di regole di questo sport, mi pare di aver visto abbastanza per osare a chiedere come si riconoscono i “momenti decisivi” di una partita di rugby.

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    1. I momenti decisivi sono quelli della conquista del pallone e dalla capacità di farlo giocare. In questo caso l’Italia ha avuto problemi disciplinari in mischia che hanno permesso agli scozzesi di guadagnare parecchi calci di punizioni a loro favore che sono stati decisivi per il risultato finale…Ad alti livelli avere un calciatore che ha la media del 90% dei punti diventa decisivo.

      Non capisco questa paura, è uno sport di contatto e si placca solo il giocatore che ha la palla; tra l’altro certi placcaggi, (placcaggio al collo o placcare il giocatore senza palla, o far cadere l’avversario da una certa altezza sono falli che l’arbitro fischia talvolta sanzionando con un cartellino giallo o addirittura un cartellino rosso a secondo della gravità del fallo.

      E’ uno sport da veri uomini, non da mammolette.

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      1. Penso di aver capito: i momenti decisivi sono tanti.

        “Non capisco questa paura”
        No?
        Vediamo se riesco a spiegarmi proponendo una ricetta per la preparazione, cioè il trattamento, di una persona non particolarmente prestante, di un metro e settantacinque di altezza e di 70 chili di peso.

        Si prendano i seguenti ingredienti:
        – due o tre primi piani assortiti di giocatori di rugby con: paradenti (se ci sono, i denti), nasi schiacciati, sopracciglia con l’hobby della collezione di punti di sutura;
        – una dotazione standard di caschetti, para orecchie, fasciature e altri presidi ortopedici minimi;
        – tre marcantoni di un metro e novanta per 110 chili che ti si buttano sopra in mischia;
        – scontri in corsa contro la lienea degli estremi q.b.

        Ancora nessun timore?

        “E’ uno sport da veri uomini, non da mammolette.”
        Infatti io non potrei mai praticarlo. Figuriamoci: macchio persino il caffé col latte.

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        1. Marcoz, non puoi praticarlo alla tua età, così come non posso farlo alla mia. Dovevamo farlo quando eravamo ragazzi, forse ci saremmo pure divertiti.

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              1. Io disturbare uno di quelli lì? Ma siamo matti.
                Al liceo c’erano due miei coetanei che praticavano sport agonistico; uno faceva rugby, l’altro football americano, e facevano male solo a guardarli. Ho detto tutto.

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        1. Mi pare di averle spiegato che il tifo non ha a che vedere con i valori dello sport e più volte ho sostenuto che i tifosi sono dei beoti italioti.

          Questa semplice riflessione la fa andare in bestia?
          Vuole difendere a tutti i costi la causa dei tifosi?

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            1. I valori dello sport, tra questi l’etica sportiva che per lei è una illustre sconosciuta, sono formativi perché, oltre ad insegnare agli atleti come migliorare le proprie prestazioni agonistiche, permettono di capire in che modo è possibile migliorare come atleta e anche indirettamente come uomo. Invece il tifoso ha una concezione parrocchiale e infantile dello sport.

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              1. Non per menar vanto di quello che non è stato, ma il sottoscritto ha praticato uno sport (da mammoletta) arrivando a conquistarsi le attenzioni di una società professionistica e è tifoso, da sempre, della più grande polisportiva d’Europa. I valori dell’etica dello sport sono il minimo sindacale per essere lazziali*, altro che illustre sconosciuta.

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                    1. Non c’è bisogno che me lo specifichi, esattamente due mesi fa ho disputato un torneo in via Nathan nella sede della Lazio scacchi.

                      Mi riferivo al fatto che lei ha una concezione parrocchiale della sua polisportiva, come dimostra il suo commento nel quale ostenta orgoglio per la sua parrocchia.

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  2. Vedo che spende parecchie energie nel cambiare tutti i giorni la grafica del suo blog.
    L’effetto fade-out dei commenti è voluto? Perché quelli più in basso sono pressoché illeggibili. Potrebbe essere una accorta strategia per evitare le repliche.

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    1. La ringrazio per la visita, le dico solo che
      non ho sprecato molte energie per sapere chi è lei, dove vive e che mestiere fa.
      Sospettavo che si occupava di medicina ma non immaginavo che si occupasse di neurologia.

      P.S. Nulla di personale, mi piace smascherare i troll.

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