La bellezza del rugby

Non potrà mai essere compresa dagli ottusi beoti tifosi italioti.

Vi presenterò un video  che risale al 1991, quando la Francia di Philippe Saint André (la stessa Francia che allora giocava il rugby-champagne e non l’attuale rugby-gazzosa) era capace di stupire il mondo rugbistico con una meta spettacolare nata da un fallito calcio di punizione inglese….

Puro spettacolo e gioia per gli amanti del vero sport.

95 pensieri riguardo “La bellezza del rugby

  1. Se c’è uno ottuso, qui, è lei e senza bisogno di scomodare gli altri sessanta milioni di italiani. I suoi unici argomenti di conversazione sono il rugby, il jazz e fantomatici blogger che parlano male di lei. Il suo blog è di una noia mortale. Però, per addormentarsi, è favoloso.

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      1. Certo che no e non c’è bisogno che me lo dica lei. Comunque noto che si è svegliato dal suo torpore. Si è scolato una caraffa di caffè?

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      1. Il beota tifoso italiota fa sempre questi paragoni incongrui (la puerile gara a chi c’è l’ha più lungo tra chi gioca a calcio e chi gioca a rugby; non a caso il suo commento è della serie: noi beoti tifosi italioti vinciamo sempre, voi no). Dal suo commento deduco che lei è del tutto privo di etica sportiva (la cultura del rispetto dell’avversario, tanto per fare un esempio) perché ha dimostrato di non aver capito lo spirito del post.

        Chi ama lo sport, ne apprezza la bellezza del gioco, non fa questi stupidi paragoni tra vincitori e sconfitti. Vorrei farle comprendere questo semplice concetto: guardi questo video e capirà cosa intendo per stupenda azione corale.

        .https://www.youtube.com/watch?v=AwCbG4I0QyA

        P.S. Pertini e Bearzot, solo per citare due nomi, non erano italioti, erano due grandi italiani.

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        1. La bellezza del rugby
          Non potrà mai essere compresa dagli ottusi beoti tifosi italioti.

          Parole sue.

          Non sono io quello che vuole fare a chi ce l’ha più lungo; so apprezzare il gesto atletico, epperò non sono d’accordo sull’irrelevanza del risultato in una competizione sportiva.

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          1. Forse lei non mi ha capito: ai beoti tifosi italioti non interessa un fico secco del gesto atletico, ai beoti tifosi interessa solo una cosa: che la loro squadra del cuore vinca sempre fottendosene dell’etica dello sport.

            Poi, se lei dice di apprezzare i gesti atletici, perché cavolo reagisce in malo modo se critico un malcostume tipicamente italiano?

            Deve fare a tutti i costi l’avvocato difensore di questi scalmanati di ultrà?
            Allora sa cosa le dico? Vada all’Olimpico quando c’è il 6 Nazioni, faccia il confronto con il clima di guerriglia che c’è quando si gioca il derby Lazio-Roma, e ne tragga le conclusioni.

            Che l’Italia del rugby, a parte qualche sporadica occasione (2007 e 20013), abbia ottenuto successi sporadici è vero, che la gestione a tutti i livelli non è all’altezza delle migliori nazioni dell’emisfero nord è indiscutibile. Non faccia il saccente, santi numi, abbia il buon gusto di non parlare di crisi di risultati perché lo sa bene anche lei che se Atene piange, Sparta non ride.
            Non mi pare che negli anni recenti la Nazionale di calcio possa vantare risultati memorabili come quello del 1982 e quello del 2006 (il canto del cigno del calcio italiano).

            Lo sport italiano è in crisi in tutti i settori* e irridere una parte solo perché perde è tipico del beota italiota, che preferisce da totale imbecille qual è, esultare per le disgrazie altrui solo per far vedere al mondo intero quanto ce l’ha lungo.

            * Voglio vedere quante medaglie prenderà l’Italia nelle prossime Olimpiadi a Rio e in quali sport.

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            1. “Deve fare a tutti i costi l’avvocato difensore di questi scalmanati di ultrà”

              Andavo ad assistere a partite di calcio quando lo stadio si riempiva anche giocando contro una squadra di serie B, in Coppa Italia, e posso assicurare che gli ultrà a cui fai riferimento erano una minoranza. Non ho notizie fresche: forse che adesso sono maggioranza?

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              1. Una minoranza rumorosa che danneggia irreversibilmente l’immagine del calcio.

                Addendum: non è che il tifoso medio, sia migliore dell’ultrà…

                L’etica del tifoso all’Erasmo, tanto per fare un esempio a te caro, è l’odio sportivo nei confronti della squadra avversaria.

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                1. Inevitabilmente, casomai.

                  Ad ogni modo, penso sia giunta l’ora di confidarti un segreto: da qui sembra che ce l’hai con tutti gli appassionati di calcio indistintamente, mica solo contro gli “estremisti” (per intenderci, quelli capaci di buttare un motorino giù dagli spalti o di ficcarti la lama nella pancia).
                  Forse l’espressività va un poco raffinata.

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                  1. No, non ce l’ho con gli appassionati, ce l’ho con i beoti tifosi italioti che sono la maggioranza. Ti ricordo che i beoti italioti sono coloro che giustificano l’odio sportivo contro gli avversari.

                    Un’altra cosa che considero odiosa, facente parte dell’incultura dei beoti italioti alla Erasmo, sempre per intenderci; ebbene, mi riferisco al tifo contro la squadra avversaria; non esiste la logica del vinca il migliore, purtroppo fa parte del malcostume italiota festeggiare in maniera sguaiata la sconfitta della squadra avversaria in una finale di Coppa dei Campioni tanto per fare un esempio.

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                    1. Quello che tu chiami “odio sportivo”, per la maggioranza è solo “sberleffo”, che è un gioco nel gioco.
                      Ti faccio un esempio: io sono interista, il mio vicino è juventino. Anche se ormai non seguo più le vicende calcistiche come un tempo, mi offro ugualmente per le occasionali e vicendevoli prese per il culo, per gli sfottò, a seconda degli esiti delle partite. Questo non ci impedisce di fare dei barbecue insieme, ogni tanto, e di darci una mano quando uno dei due ha bisogno.

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                    2. La rivalità sportiva e la competizione è legittima, fa parte dello spirito dello sport, lo sberleffo no, perché è sempre mancanza di rispetto.

                      Non si infierisce mai sulle sconfitte altrui; la partita è finita, il risultato è acquisito e la cosa finisce qui. La squadra sconfitta cercherà di analizzare perché ha perso senza fare recriminazioni.si va avanti e si cerca di migliorare.

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                    3. Non sa di cosa parla! Immagina di cosa sarebbero stati capaci quelli della ventinovesima squadra della Capitale se non avessero (purtroppo) perso ( ahimè) contro il Liverpool (amo quella squadra)?

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                    1. Lo sberleffo è un gioco tipicamente maschile, aggiungerei. E’ una sorta di rassicurante rito d’appartenenza, un po’ come quello delle donne che parlano dei pargoli. In teoria, è un rito al quale, chi ha le idee chiare sulla propria identità, non ha alcun bisogno di sottoporsi.

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                    2. Qualsiasi genere di confronto – rituale o no – è indice di incertezza sulla (o verifica della tenuta della) propria (presunta) identità. Praticamente ci siamo dentro tutti, in un modo o nell’altro. Pure lei Silver Silvan, che, tra l’altro, con il reiterato “io, io, io” di molti suoi interventi, non dà proprio l’idea di persona dalla personalità stabile.

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                    3. A parte il fatto che, di darle l’idea di una con una personalità stabile, non me ne importa granché, temo che le sue conclusioni siano campate per aria. Il mio parlare sempre in prima persona può senz’altro essere indice di egocentrismo, ma è un atto (voluto) di distinzione da coloro che parlano al plurale per dare maggiore credibilità a quello che dicono; inoltre è un atto (voluto) di assunzione di responsabilità di ciò che affermo, nel senso che è puramente a titolo personale. L’uso del “noi”, su internet lo trovo persino fastidioso: c’è gente che fa un gran calderone di opinioni che rasentano il luogo comune e si nasconde dietro un’inesistente coesione di pensieri, azioni, ecc. spesso senza neanche conoscere di persona i diretti interessati. Lo trovo intollerabile, visto che la simulazione è pratica comune, virtualmente parlando. L’uso dell’IO serve a distinguermi dai finti cultori di inesistenti relazioni umane. Parlo sempre a titolo e per esperienza personale. Se la cosa la infastidisce, chi se ne frega. Si metta il cuore in pace, continuerò a farlo. Di nascondermi in mezzo ad un branco di pecoroni non me ne importa un fico secco: preferisco fare la pecora nera, a quel punto. Lei continui pure a fare il cane pastore dei mammalucchi di cui si circonda.

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                    4. Guardi che non sto parlando dell’uso di forme personali rispetto a quelle impersonali o comunque generiche, che non sgravano chi le usa dalla responsabilità dell’essere autore o latore di un’opinione.
                      Mi sto riferendo a tutte le volte in cui lei mette l'”io” dove è davvero superfluo.
                      Traccio un disegno, così forse mi intende:

                      Si parla di un lavoro di falegnameria.
                      Due interlocutori discutono sul tipo di grana di carta vetrata da usare per realizzare alcune rifiniture. Ci sono convergenze sul tema e pareri discordanti.
                      Lei interviene e, sulle prime, sembra stare sul pezzo, magari ricordando che suo nonno “faceva così”. Però poi se ne esce con “Tanto che mi frega: a me il lavoro del falegname ha sempre dato hai nervi. E anche mio nonno mi stava un po’ sulle palle.”.

                      Sia chiaro: può capitare a tutti di infognarsi in questo paradigma, ma lei lo fa con una frequenza che desta sospetti.

                      P.S.: a proposito di dimostrazioni, lei mi ha dato subito ragione, poco fa: “di darle l’idea di una con una personalità stabile, non me ne importa granché”.

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                    5. Posso capire i ragazzini che sono notoriamente immaturi tanto è vero che praticano lo sberleffo o lo sfottò verso il perdente, ma trovo patetici gli adulti che si comportano come se fossero ragazzini.

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  2. “Chi ama lo sport, ne apprezza la bellezza del gioco”

    La bellezza del gesto sportivo è legata alla capacità di interpretarlo, di giocarlo; quindi, anche di vincere. La vittoria è un indice di bellezza. Gli All Blacks sono più “belli” di una squadra di serie C perché vincono, mica solo perché conoscono il libretto delle regole del rugby, ci mettono l’impegno o sono leali in campo.

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  3. Toc toc … Scusate, ma voialtri con le donne di che parlate? Mica per niente, la vostra conversazione è pallosissima. Nel vero senso della parola.

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    1. In genere non discuto di sport, ma di punto G: esiste, non esiste? E, casomai, si cerca di venire a capo del dilemma.

      (le ho risposto per cortesia, S.S., però guardi che si vede lontano un miglio che lei non sta bene)

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        1. La rispostina soprastante era per il signor marcoz con la minuscola, beninteso. Non so perché sia finita qui. Misteri virtuali.

          Signor JT, è una vita che non penso di qualcuno che sia affascinante quando parla. Lo ritengo uno dei più bei complimenti che si possano fare a qualcuno. Altro che lunghezza del pisello e punto G, questo sconosciuto …

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      1. Senta, lei mi dà l’idea di uno che si fruga continuamente nelle mutande per rassicurarsi che il suo pisello sia ancora lì. Figuriamoci se sa dove sta il punto G. Io sto benissimo, grazie. e lei non mi manca affatto, a dimostrazione del mio perfetto stato di salute, mentale e non. Comunque, la ringrazio dell’interessamento.

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          1. C’è post per lei, nel blog della signorina S. Rassicurazioni sulla sua identità, niente insulti. Oddio, c’è ancora chi fa discorsi del genere, è quasi commovente.

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                1. Strano che lei non abbia fatto caso a questo post intitolato La cura nel quale dice rivolto a Marcoz queste testuali parole: “Non sei affetto da schizofrenia sei solo cretinetto.
                  baci e abbracci 😀

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                  1. Veramente l’ha chiamato così anche nell’altro blog, da quando ho visto. Boh, se la sbrighino tra di loro, sono faccende che non mi riguardano.

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            1. Grazie della segnalazione, S.Silvan. Purtroppo in questo momento non ho tempo da dedicare all’insano divertimento che consiste nel cercare di rimettere il dentifricio nel tubetto (questo è, in soldoni, avere a che fare con la signora S.).

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              1. Non mi sono mai cimentata in quel divertimento lì. Posso solo dire, per esperienza personale, che io e la signora in questione abbiamo cervelli e comportamenti del tutto incompatibili tra loro. Ma non credo sia grave, con la gente “conosciuta” su Internet. In sette anni, devo dire che i cervelli e i comportamenti che mi sono piaciuti sono pochissimi, li conto sulle dita di una sola mano.

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  4. Signor marcoz, mi creda, capisco che si diverta molto di più a dialogare con me che con il suo branco di pecoroni di infimo livello, ma non ha bisogno di arrampicarsi sugli specchi evidenziando in neretto le mie affermazioni per dimostrarne l’incongruenza. Sa bene che la doppia negazione, a differenza del latino e dello spagnolo, in italiano non ha alcuna conseguenza se non quella di rafforzare il concetto. il suo giro di parole, capzioso all’ennesima potenza, mira palesemente a distorcere quanto ho appena affermato, ma casca male. La sostanza di quanto ho affermato, non cambia di una virgola. Ma capisco che sia difficile da capire per uno che si diverte a rimettere il dentifricio nei tubetti.

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    1. Mica intendevo evidenziare quello che dice lei, S.S.
      Per il resto, noto – senza sorpresa – che neppure il disegno che le ho fatto l’ha resa permeabile.
      Stia bene.

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      1. Ah, no? Non sembrava che non volesse evidenziare quello che dico io, dal neretto.

        P.S.: a proposito di dimostrazioni, lei mi ha dato subito ragione, poco fa: “di darle l’idea di una con una personalità stabile, non me ne importa granché”.

        Sulla poca permeabilità, ha ragione, invece. La mia corazza funziona benissimo. Me la tolgo solo con chi ha comportamenti corretti e leali. Mi scuserà se non l’ho fatto con lei, ma le sue affermazioni e i suoi comportamenti raccapriccianti mi consigliano di tenermela addosso. Pure ben stretta.

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          1. Non intendo qui, nel suo blog. Basta che si vada a rileggere quel che scrive e diffonde nel suo blog. Mica mi baso solo sulla nostra interazione, per farmi un’idea sula lealtà e la correttezza dei suoi comportamenti. L’ho osservata all’opera, insomma. Pure da un bel pezzo. Bocciato.

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              1. Senta, basterebbe la storia dei culi in mostra e l’amenità dell’esser contro l’uccisione di donne specialmente se sono fighe, per capire che testa ha.

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                  1. Ah, quella che mena il cane sarei io? E lei chi mena, giusto per saperlo? Io (IO!) le ho risposto. Se poi le risposte non le capisce, mi tocca ripetermi. E’ un problema suo.

                    P.S. Questa tecnica, tipicamente maschile, di far finta di essere disposti al dialogo e poi simulare una patetica indignazione è vecchio come il cucco e pure obsoleta. Lei deve essere anzianotto.

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                    1. I casi sono due:
                      1) sta menando il can per l’aia
                      2) non ha realmente capito il bannerino del femminicidio, e nemmeno l’uso della dietrologia (e tutto i quanto detto finora)

                      Secondo lei è preferibile rientrare nel primo caso (ci fa) o nel secondo (ci è)?

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                    2. Continui, continui pure. Vorrebbe darmi ad intendere che l’uso di culi e bannerini è propedeutico? E poi, che domande mi fa? Primo caso, secondo caso, ma chi se ne frega. Io non rientro in un bel niente, specie se fa comodo a lei.

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                    3. “Io non rientro in un bel niente”

                      La sua confidenza mi lusinga, ma avevo già capito che lei è un caso tipico – e topico – di disadattamento.

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                    4. Senta, dal momento che sono disadattata, sia gentile e metta nel suo blog la foto del suo culo. Non vedo l’ora di commentarla.

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                    5. Ah, sì? E quale sarebbe, di grazia? Quello di non gradire le foto dei culi che piacciono a lei? Io preferisco la foto del suo! Dov’è il problema. VOGLIAMO IL CULO DEL SIGNOR MARCOZ!!!!

                      P.S. Quello sopra è un plurale maiestatis, sia chiaro. lo sa che ho un problema, no? Lo ha detto lei!

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                    1. Se la fila, JT. Non riesce più ad argomentare. A proposito, JT, hai visto come ti si è alzato? Il numero dei commenti, intendo.

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                    2. Se questo è un campo di battaglia, le faccio notare che mancano i caduti. Quindi significa che hanno finto di essere morti e se la sono data a gambe levate in mia assenza. Come i ragni. Tutto pensavo meno di aver avuto a che fare con Spiderman. Che culo. Che non vedo.

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                    3. Lo intendevo in senso scacchistico. I pezzi vengono cambiati e poi rimessi a posto per la prossima partita. Sono contento, mi ha liberato di Marcoz, non lo sopporto quando fa il capzioso e fa provocatoriamente domande stupide.

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                    4. Mah, io ringrazio lei. Era un pezzo che non mi divertivo tanto. Dall’epoca dei battibecchi col perfido m@x su antefattoblog, ad essere precisi.

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                    5. Ma dice che si è eclissato per un pezzo, adesso? Poverino, un po’ mi dispiace. Forse sono stata un po’ rude, con lui. Marco … Zac! non prendertela, su.

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  5. Signor JT, mi tolga una curiosità, se può. Ho visto che la signora S. lo chiamava Flavio. Si chiama davvero così? Io pensavo, molto più banalmente, che si chiamasse Marco Zqualcosa, ma se si chiama Flavio, d’ora in poi lo chiamerò Flavio O’ raglio. E’ perfetto per lui, non trova? Mi faccia sapere, grazie.

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    1. Flavio è il nome di battesimo di un old troll che staziona in quello squallido blog. Tra l’altro è un vecchio professore di latino e greco che è stato costretto ad andare in pensione; questo tizio, non sapendo come trascorrere le giornate da pensionato, invece di andare ai giardinetti a giocare a bocce o frequentare i circoli di dama italiana della sua città, va in internet a spiare me, Galatea con lo scopo dichiarato di molestare chi gli sta antipatico. Si, Marcoz si chiama per l’appunto MarcoZqualcosa.

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      1. Ooooh, ma allora mi toccherà chiamarlo Marco … Zac! d’ora in poi. Peccato, Flavio O’ raglio mi piaceva di più.

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  6. “Sono contento, mi ha liberato di Marcoz”
    JT, in realtà pensavo di aver superato il limite tollerabile dell’off topic, e mi sono regolato di conseguenza. Non mi aspettavo certo un segno di riconoscenza, ma nemmeno questa stilettata mentre ti usavo tale premura.

    Una sola curiosità, JT, dimmi se fra le domande “provocatoriamente stupide” è compresa anche la seguente, che ho posto ieri:
    In che modo, nell’àmbito della passione calcistica, [l’imposizione dello sberleffo] si concretizzerebbe?

    @Silver Silvan
    Lei divaga. Parli di suo nonno e di come usava la carta vetrata, piuttosto.

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        1. A proposito di tono, cosa ne pensa degli pseudoglutei della signor S.? Noto che l’ha letteralmente massacrata, io sono stata di una delicatezza incredibile, al confronto. Ma lo sa che un tizio mi ha detto che sono aggressiva?! Me la sono legata al dito.

          Le auguro una buonissima giornata e spero che non le succeda niente di brutto. Mi dispiacerebbe moltissimo venire a sapere che è morto e che magari era pure figo …

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  7. Marcoz, non mi fare lezioni di morale, ti ho sempre rispettato e tu hai fatto sempre quello che hai voluto. Da tempo provo profonda disistima nei tuoi confronti a causa del tuo comportamento ambiguo e devo dire che mi hai stancato, oltra ad avermi deluso.

    Le stilettate te le sei andate a cercare; sappi che non alzerò un dito per difenderti da Silver Silvan.

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    1. Difendere me da Silver Silvan? E perché mai?

      Ad ogni modo, l’amarezza non mi ha fatto cambiare idea sulla pubblicazione della foto di Erasmo. Prossimamente provvederò.
      Per i dati personali, invece, rimane valida l’offerta informazioni-in-cambio-di-soldi (tanti soldi). Se aspetti gli hacker, stai fresco.

      P.S.: il mio comportamento ambiguo è palese e comprensibile a chiunque. No, rettifico: a quasi a chiunque.

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    2. Ma dai, si stava scherzando, a chi vuoi che interessi davvero l’identità di un troll come lui?

      L’ho detto apposta perché non vuole che si parli della sua identità perché ha una paura matta che il suo nome circoli in internet e che qualcuno possa vendicarsi di lui, magari suonandogliele di santa ragione….
      😀

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          1. No, il signor JT no. Anche perché qualche tempo fa avevo messo il mio numero di telefono in un post in cui invitavo il signor dmitri a farsi insultare di persona, invece che per iscritto. Quindi per il signor JT non sono affatto anonima. E manco per il signor dmitri, posto che l’abbia letto.

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  8. Signor Marcoz, per quel che può valere, ci tengo a dirle che non ritengo assolutamente che abbia fatto una figura di merda, nel blog della “signora” S. Casomai, è il contrario. Anche se ammetto di essere prevenuta nei suoi confronti, la ritengo una persona insopportabilmente volgare e grossolana. Vedasi l’ultimo post, con quel culo letteralmente inguardabile.

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